Le Origini

Vediamo, dunque, quale è stato nel tempo il significato della presenza industriale in questi luoghi.

Premesso che le divisioni amministrative dell’800 e dei primi del ‘900 hanno profondamente alterato la realtà territoriale, è necessario avere coscienza che il territorio spezzino, per essere correttamente inteso nelle sue peculiarità, deve essere concepito come “Il bacino socio economico della Lunigiana”.
Si tratta della terra posta tra gli Appennini ed il mare, un tempo lontanissimo abitata dai “liguri apuani”, poi spazzati lontano (Sannio) dai Romani che fondarono la colonia di Luni ( 177 a.c.).

Già allora vi erano in zona attività estrattive e manufatturiere legate ad attività primarie (estrazione del marmo e prodotti della lavorazione di olio e vino). (Rutilio, poeta gallico, nel 416 d.c. definì Luni “dives marboribus Tellus”).
Questa prima industrializzazione si può dire che finisca nel 641 d.c. quando Rotari distrusse col ferro e col fuoco ogni insediamento tra Luni e la Francia.
Segue a questi eventi un lungo periodo di oblio e di stagnazione da cui sembrano uscire solo flebili tracce di minime iniziative imprenditoriali.
Prima dell’avvento delle repubbliche marinare di Genova e Pisa, cioè in epoca anteriore al XII secolo., gli studiosi parlano di Portovenere come luogo di scambi marittimi tra le terre di Luni e la Corsica.

Bisogna aspettare la fine del XV secolo per trovare un’insediamento industriale-marittimo a La Spezia: sotto il dominio degli Sforza (ducato milanese) era sorto nell’ultimo decennio del XV secolo un “ Arsenale” peraltro distrutto dai genovesi o da spezzini al loro soldo dopo soli tre anni di vita.
I destini portuali spezzini, intesi come uso di infrastrutture, si possono datare al 1526, quando la flotta veneta e quella pontificia, guidata da Andrea Doria, stabilirono a La Spezia la base logistica dell’armata destinata ad assediare Genova. Poi, nel 1533 Caterina de’ Medici e nel 1541 Carlo V fruirono della rada e degli impianti portuali spezzini per la sosta delle loro flotte.

La tradizione industriale, pur tra mille difficoltà e ristrettezze, aveva trovato sviluppo anche in altri siti del distretto socio-economico: a Vezzano, miniere di argento, e in Lunigiana miniere di oro, argento e piombo.
Le relative lavorazioni, sfruttando le fitte boscaglie da cui si traeva la materia prima per i forni di fusione, erano elemento essenziale per il funzionamento. Purtroppo a causa dell’eccessivo frazionamento dei boschi, causato dalle divisioni delle famiglie nobili, si insterilì la fonte ed anche questa industria venne col tempo ad essere trascurata, fino all’abbandono.

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