La nuova era di sviluppo Industriale Militare

Dovevano passare oltre due secoli per arrivare alla fine della dominazione genovese che aveva cancellato ogni traccia di sviluppo economico sociale industriale nel territorio spezzino.
Si deve arrivare all’inizio dell’800 (1808) per la determinazione napoleonica di costruire un’arsenale a Le Grazie – Fezzano. Poi sviluppato e realizzato da Domenico Chiodo (Regno Sabaudo d’Italia) nell’area tra la Lagora e Marola, ad ovest del nucleo urbano originario spezzino.
All’epoca, di industrie a La Spezia e nel circondario vi era molto poco (miniere di lignite nel Sarzanese che costituirono elemento di attrazione dell’industria minerale e metallurgica di Pertusola, già funzionante qualche anno prima dell’avvento del grande Arsenale militare); piccoli cantieri navali a Portovenere, Fezzano e Le Grazie, miniere di marmo portoro alle isole del Tino e Palmaria e sulla dorsale fino a Biassa. La lavorazione tuttavia avveniva per oltre i 9/10 nel circondario carrarese: cave di calcare esistevano a Lerici, Riccò, Pignone e Beverino; accanto esistevano fornaci per la calce, limitatamente al soddisfacimento dei bisogni locali. Una miniera di manganese era attiva nel comune di Rocchetta Vara. Tutte queste attività avevano un carattere più artigianale che industriale salvo le concerie che arrivarono ad esportare verso il bacino parmense.

Quel che avviene con la costruzione dell’Arsenale (1861) può essere definita una grande rivoluzione industriale spezzina. A questa “rivoluzione” si deve fare riferimento per capire la ragione dello sviluppo industriale spezzino degli ultimi 100 anni; da essa trae le sue origini il Sistema confindustriale locale, la capacità di studiare i fenomeni anticipandone gli sviluppi, rappresentando al meglio le istanze del mondo imprenditoriale locale.
Per la verità, l’insediamento dell’Arsenale arriva almeno un anno dopo l’entrata in funzione degli impianti della Società della Pertusola che si era insediata nell’omonima località del comune di Lerici (Punta dell’Oca Pelata) e aveva realizzato anche un pontile per l’attracco delle navi che portavano il minerale dalla Sardegna. L’impianto di Pertusola funzionava usando come combustibile la torba dei siti sarzanesi. Prodotti della lavorazione furono il piombo sia in lastre che lavorato e in minima parte l’argento.

Ma questo insediamento non spostava equilibri e propensioni. Fu l’ingenza dell’insediamento del grande Arsenale militare a costituire il caposaldo della rivoluzione industriale e dello stravolgimento, in senso positivo dell’impianto economico e sociale della città e del circondario: In breve tempo, un paese di poco più di 14.000 abitanti fu letteralmente invaso e stravolto dall’arrivo, prima dai paesi limitrofi e poi dalla regioni circostanti, di una vera folla di operai, tecnici ed anche da imprese di dimensione nazionale.
All’inizio, lo sviluppo riguardò soprattutto il settore meccanico e navalmeccanico affiancato dalle attività del porto mercantile, votato all’importazione di merci in grandi masse (legname, carbone e prodotti alimentari che favorirono lo sviluppo di industrie locali e commerci, oltre a costituire il polmone di alimentazione per i bisogni industriali del costruendo arsenale).
Nella seconda metà dell’800 e nei primi anni del nuovo secolo si assiste all’insediamento di numerosi cantieri navali ed industrie militari e civili di livello nazionale.

Meritano di essere citati:
Cantiere Henfrey & C. poi sostituto dalla società anonima Cantieri Navali Muggiano che si convertì decisamente al settore delle costruzioni navali militari. In quei siti, venne sviluppato, sin dai primordi, la produzione sommergibilistica italiana che continuò fino alla seconda guerra mondiale, dopo che, nel 1911 Fiat San Giorgio aveva assorbito S.C.N.M.(Società Cantieri Navali Muggiano) incorporandola. Dopo la seconda guerra mondiale il cantiere viene incorporato nella società Ansaldo e passa dalle costruzioni militari a quelle mercantili divenendo punto di riferimento e fonte di sviluppo di una sempre più fiorente industria navalmeccanica (costruzioni, riparazioni e demolizioni navali); assumendo posizioni di eccellenza nel panorama europeo ed extraeuropeo. A partire dal 1975, Muggiano, divenuta gruppo Fincantieri, ritorna alla primitiva scelta militare con produzioni di eccellenza di naviglio di superficie che viene venduto unitamente ai sistemi d’arma Oto Melara (altra grande industria militare spezzina) a molti grandi paesi mediterranei e centro-sud americani.
Nel 1905 era sorto lo stabilimento meccanico di Melara che diverrà poi Oto Melara, interamente dedicato alla produzione bellica. Ancor oggi, decine di marine di tutto il mondo montano i famosi canoni antiaerei a tiro rapito calibro 66 mm dell’Oto Melara. Altrettanto prestigiosa è la produzione dei mezzi corazzati terrestri impiegati nei principali teatri bellici e munizionamento guidato.

Nel campo dei servizi, a fine ‘800 sorge la Cerpelli che, nel tempo, partita dalle costruzioni militari allarga la sua produzione al campo delle grandi pompe per gli impianti idroelettrici ed estende la produzione anche alla grandi navi mercantili (Rex etc.)
Tutte queste attività, un tempo private, anche se non locali, hanno costituito il volano dello sviluppo dell’industria soprattutto dell’indotto militare e della meccanica di precisione.
In questo periodo sorgono le Officine e Fonderie Patrone che sono un esempio di economia duale, perché operavano sia ai fini civili (macchinari per oleifici, pastifici, pompe, motori elettrici) sia militari (proiettili in ghisa per la Marina).

In questo periodo sorgono sul territorio spezzino numerose industrie dando luogo allo sviluppo di interi settori:
E’ degli anni ‘10/’20 del secolo scorso l’insediamento del deposito di olii minerali della società Nafta, che a partire dal 1928 si trasformerà in una grande raffineria con modernissimi pontili e impianti di pompaggio, a levante del porto mercantile che divenne, sotto la denominazione di Shell Italiana prima e Italiana Petroli dopo, la prima raffineria italiana nel secondo dopoguerra e fino agli anni ‘60.
Sono anni in cui anche la città cambia volto, sviluppandosi sotto il profilo edilizio con la realizzazione del “quartiere operaio” nel settore di nord-est tra la stazione e l’arsenale.

E’ dei primi del ‘900 la costruzione e l’esercizio dell’acquedotto (progetto Ing. Baratta), successivamente gestito da lui attraverso la società Acquedotti Tirreni che realizzò e gestì l’acquedotto nella zona massese e versiliese.
Tra il 1923 ed il 1926 si assiste anche allo sviluppo di numerose aziende private di vari settori (S.I.O.- Società per la produzione di ossigeno); Refrattari Verzocchi; fabbrica Derivati del Piombo; SIRA; Ceramica Ligure Vaccari; Jutificio Montecatini; Fornaci Italiane S.p.A.; Fornaci Saudino.
Nella metallurgia-meccanica emergono, a livelli di eccellenza e si misurano con mercati più ampi di quello locale, le Officine Maggiani, Officine Foselli, Officine Mordenti, Fonderia Fusani, Fonderie Faggian, ecc. Nel campo edile, la società Nino Ferrari che opera anche all’estero; Carletti/Tartarini; Pozzoli; Oriana; etc.

In questo periodo, nel campo della grande industria, si assiste alla fusione tra Cantieri Muggiano e Vichers-Terni che dà vita al colosso Odero Terni Orlando.
Nel campo energetico, merita ricordare, nello stesso periodo, la realizzazione di una grande centrale elettrica da parte della CIELI (Compagnia Imprese Elettriche Liguri) che provvide alla posa di un elettrodotto da 60.000 Volt, successivamente duplicato per soddisfare i nuovi imponenti fabbisogni energetici del territorio.
In queste condizioni, La Spezia continua a prosperare fino allo scoppio della seconda guerra mondiale; il borgo che aveva solo 14.000 abitanti prima della costruzione dell’Arsenale arriva fino a 130.000 residenti prima della seconda guerra mondiale.

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